L’articolo discute le pratiche attuali per fornire protezione sociale a rifugiati e migranti, concentrandosi principalmente sui paesi di destinazione a basso e medio reddito (LMIC). Esamina i fornitori formali di protezione sociale, comprese le istituzioni statali, le agenzie di sviluppo e le organizzazioni umanitarie. Negli ultimi anni si è verificato un aumento dei finanziamenti da parte di donatori multilaterali, soprattutto nel contesto della pandemia di COVID-19, che ha portato alla creazione di programmi di assistenza nazionale nei paesi a basso e medio reddito che comprendono anche i rifugiati e, in misura minore, i lavoratori migranti. Le agenzie internazionali svolgono un ruolo cruciale nel fornire assistenza umanitaria in denaro ai rifugiati, dato il loro status di protezione internazionale ai sensi della Convenzione sui rifugiati del 1951 e dei relativi protocolli. L’accesso all’assicurazione sociale rimane legato all’occupazione formale. I diritti di previdenza sociale per i migranti sono spesso limitati e i rifugiati sono generalmente esclusi dall’occupazione formale nei paesi a basso e medio reddito. Per quanto riguarda gli interventi sul mercato del lavoro, i rifugiati e i migranti sono spesso esclusi dai programmi nazionali, e i permessi di soggiorno dei migranti sono spesso legati all’occupazione. Per i rifugiati, le agenzie internazionali svolgono un ruolo di primo piano nel fornire programmi di sostentamento volti a migliorare le opportunità di generazione di reddito, l’inclusione economica e l’indipendenza finanziaria. Tuttavia, l’efficacia di questi interventi rimane poco chiara, mancano prove rigorose e spesso sono a breve termine con una copertura limitata.